lunedì 29 marzo 2010

Scuole letterarie dell'Ottocento


E un altro sondaggio è andato, senza che il numero di votanti abbia subito modifiche pregnanti: nove milioni a mio vedere, nove persone secondo la questura.
All'ultimo momento, quando le delegazioni dei due paesi si stavano preparando a un noioso parimerito, la Russia ha battuto la Francia, seguita a ruota dalla Gran Bretagna. Nessuna considerazione hanno riscosso l'Italia, che ancora pesa in molti cuori alunni obbligati a leggere I promessi sposi, la Germania e gli Stati Uniti, che forse si sarebbero messi in evidenza in un sondaggio sulla letteratura del Novecento, che lancerò a breve.
Immaginavo sarebbe finita così, ma ciò non vi risparmierà l'enunciazione del mio irrilevante pensiero.
Lo ammetto, forse l'avrete capito tra le righe, ho un problema con la letteratura russa. E ne ho letta tanta, per cercare di guarire; con poche eccezioni, nulla da fare. Non è nemmeno molto facile cercare di spiegare quale sia il problema, forse mi toccherà farlo con una metafora simpsoniana: un giorno, in una puntata dei Simpson, la figlia Lisa si perde per la città, e finisce nel quartiere russo. Cerca timidamente di chiedere informazioni, e le accade quello che accade a me nei libri: la gente le risponde in russo, la traduzione nei sottotitoli recita gentilmente: certo, cara bambina, ora ti spiego, devi andare di là, poi giri...ecc..solo che le movenze dei passanti, nel dirle, queste cose, non corrispondono per nulla al testo: urlano all'impazzata, si strappano i capelli, battono i piedi per terra.. e in quel momento io mi sono sentita rappresentata.
C'è uno scollamento tale tra quello che accade e le reazioni che ne scaturiscono, uno straniamento così pesante che mi disturba, e non capisco nemmeno perchè, visto che adoro il casino della letteratura sudamericana, nella lettura non cerco certo l'ordine a tutti i costi. Ma qualcosa stride. E' come se trovassi tutti i personaggi artificiosi, sbagliati; invece pare sia una realistica interpretazione di un popolo fatto in questo modo.
Avrei realmente bisogno di sentire altre opinioni, in merito.
E ora, l'ammissione: ho votato Gran Bretagna.
Per me i romanzi inglesi dell'epoca rappresentano quanto di più coinvolgente e confortante possa volere dalla lettura. Jane Austen, Edith Warton, George Eliot, le sorelle Bronte (e non è da poco che finora abbia potuto orgogliosamente nominare solo donne, cosa che all'epoca non accade in nessun altro paese), Dickens, Wilkie Collins, Thackeray, che poi sfoceranno in Forster, la Woolf, Kipling, il mio amatissimo Henry James, che nasce americano ma muore inglese ...

Ulteriore prova del mio complesso: Conrad non riusciva proprio a piacermi, sembrava una incomprensibile eccezione nel mio rapporto con il mondo anglosassone.. et voila, scopro che è polacco!

3 commenti:

La Cavia ha detto...

Considerando le due scuole di per sé è matematico che la scuola letteraria inglese dell'ottocento sia quanto di più perfetto il cervello umano possa desiderare in merito a ordine, precisione del tocco, grazia narrativa (e poi in Jane Austen le cose finiscono sempre tutte bene, il che è profondamente confortante).
Ma secondo me bisogna tenere presente che l'Inghilterra è stata alla ribalta fin dall'inizio dei tempi, già all'epoca romana i Britanni a Cesare gli faceveno un mazzo tanto: bella forza produrre qualcosa di eccezionale. Ecco invece che nell'ottocento ti spunta timidamente una scuola di una terra immensa e ricca di contraddizioni, sottoposta a un regime schifosamente autoritario e assolutistico, scuola, dicevo, che con parole relativamente semplici ti sbatte in faccia quanto può essere difficile e contraddittoria la vita, quanto è complesso l'animo umano e le reazioni ad esso connesse.
Ed è straordinario.
Perché diciamocelo: sarebbe bello pensare che la vita funzionasse come in un libro della Austen, ma i guai ci sono, e qualche volta la vecchia bisogna ammazzarla proprio come ha fatto Raskol'nikov.
E se ci pensate bene le cose si sistemano sempre pure in Dickens..
Che si vede che ho votato Russia?

NEF ha detto...

Hai perfettamente ragione, e so che è un mio limite, quello di faticare in mezzo alla steppa, però, se posso dirti qualcosa in un orecchio in un blog, tornando a Raskol'nikov, mi va benissimo che ammazzi la vecchia, non sopporto che poi si tormenti per una vita. Porco boia, prendi atto e vai avanti (che morale, eh?) o vai a denunciarti subito e falla finita!!

La Cavia ha detto...

Raskol'nikof ci insegna: troppa umanità a volte fa brutti scherzi..