mercoledì 9 marzo 2011

Another fucking beautiful day


Non ho mai amato il mio lavoro, come già mi trovai a dire in vecchi post.
Con un punto di partenza come questo, l’atmosfera complessiva fa la differenza circa la volontà di sedersi alla triste sedia o cercare un appiglio per una fune con nodo scorsoio, come la vecchietta nell’aereo più pazzo del mondo, che preferisce la morte ad una conversazione noiosa.
Ebbene: oggi sono rimasta undici minuti sul corridoio, fuori dalla porta dell’ufficio, seduta su una cassettiere metallica beige con i piedi penzolanti alla Brunetta, canterellando The blower’s daughter di Damien Rice, alla ricerca del coraggio di entrare.
Se qualcuno ha in mente una scena più deprimente per cominciare una mattina di sole, me la descriva: la metterò in scena domani.

Meno male che l’orto c’è. Stiamo distribuendo mattoni a far sentieri, e vedere un risultato terrigno scaturire dalle mie mani addolcisce l’angoscia.

2 commenti:

Simona ha detto...

No, hai ragione, la scena non è il massimo ma mi hai strappato un sorriso. Dai che jelafai!
Scusa l'intrusione :-)
Simo

NEF ha detto...

Figurati, un'intrusione è la cosa migliore per risollevare il morale!