giovedì 24 novembre 2016

una valanga, o tante piccole pietre per ritrovare il sentiero?

Un amico, appollaiato tra i quattro libri iniziati contemporanea, aperti su poltrone e comodino, che lo attendono truci pretendendo la parola, mi ha scritto che l'enorme quantità di libri tra cui scegliere può creare una sorta di panico da prestazione, nella consapevolezza dell'impossibilità di affrontare l'intera umana produzione, e dunque della fallibilità nella scelta di quali libri affrontare e quali escludere o rimandare. 
Mi è venuto in mente Troisi, in Le vie del Signore... "Io non leggo mai, non leggo libri, cose... pecché che comincio a leggere mo' che so' grande? Che i libri so' milioni, milioni, non li raggiungo mai, capito? pecché io so' uno a leggere, là so' milioni a scrivere (...)"
E' successo anche a me, in passato. Ma poi mi sono ribellata. E' come guardare un frigo pieno angosciati dagli yogurt in scadenza, oppure entusiasti all'idea dell'abbondanza della scelta e della possibilità di invitare amici per terminare insieme le scorte. 
Che poi i libri non puzzano, ed è un grandissimo vantaggio. E illudono di poterne godere all'infinito. Tutte queste cose non si può che considerarle con gioia. 
I diritti del lettore di Pennac, qui tanto citati, e tanto stimati da trarne il nome del blog, sono stati in questo campo un ottimo ansiolitico. I libri non devono essere subiti, presi al volo prima che ti uccidano mentre ti si scapicollano contro come meteoriti nella playstation; devono essere usati, nel senso più nobilmente deteriore. Aprendoli anche a costo di scompaginarli, amandoli, bagnandoli col mare che spruzza sugli scogli (e qui un discorso a parte si deve fare per il kindle, ché col cavolo lo bagno nell'onda dell'oceano), saltando pagine noiose e interrompendoli senza temerne la perpetua offesa. 
Quando mi butto in mare non penso al fatto che mai sarò sfiorata dalle gocce che, nel fluttuare delle correnti, lambiscono ora lidi lontani. Penso grata a quelle che accarezzano adesso la mia pelle, e che continueranno a farlo generose ogni volta che mi vorrò abbandonare ai flutti. 
Così devono essere guardati i libri. Li incontro perché me ne parlano con amore, perché leggo un'opinione di cui mi fido, perché ne sentivo parlare da bambina, perché lo stesso autore mi ha resa felice, perché costa poco e la trama pare assomigliare a quella della mia vita. Il resto della letteratura mondiale, che lambisca altri scogli, finché non avverrà un altro casuale incontro, come tra stranieri con cui all'improvviso ci si sente a casa. 

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Nef, ritrovarti qui fa sempre piacere nella stessa maniera in cui si ritrova un'amica dopo tanto tempo.
In parte concordo pure io che leggendo alcuni libri si ha la sensazione di trascurarne altri, e questa specie di angoscia mi assale soprattutto quando leggo romanzi lunghi ...
Qui finisce il commento, ma non il pensiero ...

Anonimo ha detto...

Altra prova, ma non sono lo stesso anonimo che mi ha preceduto.

NEF ha detto...

Le prove paiono funzionare. L'anonimato suona convincente, e mi fa sentire la compagnia di numerosi anonimi benevolenti. F