Premetto a questo post che non sto infilando interi generi cine-televisivi nella fogna della Tv spazzatura, e che riconosco l’esistenza di capolavori e di opere buone in ognuna delle tipologie di programma che andrò ad elencare, dedicandomi solo al pattume e al piattume, al “peggio di”. Ognuno può decidere cosa infilarci.
Chissà se tutti hanno i propri riferimenti televisivi trash, quelli di cui ci si vergogna pesantemente, o anche no ma si dovrebbe. Se tutti, non visti o tra le mura familiari, si dilettano con trasmissioni che in pubblico aborrono, o no, ma dovrebbero, e restano sconvolti nel conoscere la perversione dell’altro, senza prendere atto della propria, come i cocainomani.
Un amico confessava che il Processo del lunedì lo rilassava più di ogni altra cosa, pur ammettendone l’assoluta irrilevanza sportiva, e si teneva libera ad ogni costo quella sacrosanta serata. Più di una amica occhieggia dopo pranzo verso Uomini e donne, trovando forse lo spazio di coltivare la propria interiorità solo in quella volgare gazzarra da mercati generali; a decine restano nostalgicamente avvinghiati ai cartoni animati giapponesi della propria infanzia, senza che le storie infantili o il tratto indecentemente scadente dei disegni abbia alcun potere di limitarne la visione; e forse tutti, a volte, blocchiamo il frenetico zapping per impantanarci, più o meno brevemente prima di rendercene conto, in quelle storie tragiche che, non si capisce proprio il perché, a un certo punto la vittima sente il bisogno di render note a chiunque di propria volontà, dopo secoli di tentativi umani di evitare la gogna del paese. C’è poi chi non fa altro che seguire polizieschi, sparatorie, battaglie, incapace ormai di guardare scene che non si rincorrano con la velocità di inserti subliminali, e millantando di riconoscere il colpevole ai titoli iniziali.
Approssimativamente, le perversioni televisive, mi pare possano essere divise in due grandi filoni, pur mantenendo le proprie tipicità:
- il filone infantile, in cui faccio rientrare fetidi cartoni animati, allucinante fantascienza, noiosissime battaglie in costume (intergalattico, da re Artù o da bagno), film che assomigliano troppo al proprio trailer, litigiose trasmissioni sportive;
- il filone casalinghe disperate, in cui inserisco le barbare trasmissioni della tv del dolore, i telefilm piagnoni sulla quotidianità familiare, la piaga dei film TV tipo Rosamunde Pilcher, in cui decine di tedeschi si agitano sull’orlo di ripide coste irlandesi, basterebbe un niente per liberarcene definitivamente.
Temo che le donne appartengano più frequentemente al secondo filone, e gli uomini al primo, più per cultura che per genetica, anche se vorrei esser smentita con veemenza.
Io, lo ammetto, mi riconosco di più nel filone casalinghe disperate, o meglio, nel suo lato cine-telefilmico, rifiutando senza alcun rimpianto la TV del dolore. Sarà per un’infanzia passata con la quasi nonna B, che mi trascinava per il paese tra famiglie che adoravano raccontarsi storie raccapriccianti di famiglie in rovina (giurano che a 4 anni io giocassi alla signora recitando testi tipo: ah, signora mia, sa, mio marito è alcolizzato…), o non so per quale altro motivo, ma il filone infantile mi ha stancata ancora prima che l’infanzia terminasse; inoltre, anche in film che apprezzo complessivamente, il momento dell’inseguimento rappresenta per me una noia pari all'interruzione pubblicitaria, in cui si corre a lavare i piatti; mentre telefilm come La casa nella prateria o Gray’s anatomy hanno sempre rappresentato pericolosi quanto maliardi rifugi, per il sonno della mia ragione.
Sono curiosa di sapere se ognuno di noi rientra in una di queste due categorie, come veicolo di utile spegnimento del cervello nei giorni più distruttivi. In un certo senso la risposta già la so: il nonno G, l’uomo che non ha necessità, è scevro da ogni richiamo televisivo che non ritenga di valore. Ma è l’eccezione che conferma la regola?
Chissà se tutti hanno i propri riferimenti televisivi trash, quelli di cui ci si vergogna pesantemente, o anche no ma si dovrebbe. Se tutti, non visti o tra le mura familiari, si dilettano con trasmissioni che in pubblico aborrono, o no, ma dovrebbero, e restano sconvolti nel conoscere la perversione dell’altro, senza prendere atto della propria, come i cocainomani.
Un amico confessava che il Processo del lunedì lo rilassava più di ogni altra cosa, pur ammettendone l’assoluta irrilevanza sportiva, e si teneva libera ad ogni costo quella sacrosanta serata. Più di una amica occhieggia dopo pranzo verso Uomini e donne, trovando forse lo spazio di coltivare la propria interiorità solo in quella volgare gazzarra da mercati generali; a decine restano nostalgicamente avvinghiati ai cartoni animati giapponesi della propria infanzia, senza che le storie infantili o il tratto indecentemente scadente dei disegni abbia alcun potere di limitarne la visione; e forse tutti, a volte, blocchiamo il frenetico zapping per impantanarci, più o meno brevemente prima di rendercene conto, in quelle storie tragiche che, non si capisce proprio il perché, a un certo punto la vittima sente il bisogno di render note a chiunque di propria volontà, dopo secoli di tentativi umani di evitare la gogna del paese. C’è poi chi non fa altro che seguire polizieschi, sparatorie, battaglie, incapace ormai di guardare scene che non si rincorrano con la velocità di inserti subliminali, e millantando di riconoscere il colpevole ai titoli iniziali.
Approssimativamente, le perversioni televisive, mi pare possano essere divise in due grandi filoni, pur mantenendo le proprie tipicità:
- il filone infantile, in cui faccio rientrare fetidi cartoni animati, allucinante fantascienza, noiosissime battaglie in costume (intergalattico, da re Artù o da bagno), film che assomigliano troppo al proprio trailer, litigiose trasmissioni sportive;
- il filone casalinghe disperate, in cui inserisco le barbare trasmissioni della tv del dolore, i telefilm piagnoni sulla quotidianità familiare, la piaga dei film TV tipo Rosamunde Pilcher, in cui decine di tedeschi si agitano sull’orlo di ripide coste irlandesi, basterebbe un niente per liberarcene definitivamente.
Temo che le donne appartengano più frequentemente al secondo filone, e gli uomini al primo, più per cultura che per genetica, anche se vorrei esser smentita con veemenza.
Io, lo ammetto, mi riconosco di più nel filone casalinghe disperate, o meglio, nel suo lato cine-telefilmico, rifiutando senza alcun rimpianto la TV del dolore. Sarà per un’infanzia passata con la quasi nonna B, che mi trascinava per il paese tra famiglie che adoravano raccontarsi storie raccapriccianti di famiglie in rovina (giurano che a 4 anni io giocassi alla signora recitando testi tipo: ah, signora mia, sa, mio marito è alcolizzato…), o non so per quale altro motivo, ma il filone infantile mi ha stancata ancora prima che l’infanzia terminasse; inoltre, anche in film che apprezzo complessivamente, il momento dell’inseguimento rappresenta per me una noia pari all'interruzione pubblicitaria, in cui si corre a lavare i piatti; mentre telefilm come La casa nella prateria o Gray’s anatomy hanno sempre rappresentato pericolosi quanto maliardi rifugi, per il sonno della mia ragione.
Sono curiosa di sapere se ognuno di noi rientra in una di queste due categorie, come veicolo di utile spegnimento del cervello nei giorni più distruttivi. In un certo senso la risposta già la so: il nonno G, l’uomo che non ha necessità, è scevro da ogni richiamo televisivo che non ritenga di valore. Ma è l’eccezione che conferma la regola?
3 commenti:
Filone infantile!
Eccomi qua!
Pensa che fino a pochissimi anni fa perfino collezionavo i cartoni animati della mia infanzia. Per non parlare della mi insana (ma per fortuna in gran parte oramai sorpassata) folle passione per i videogames (o viggì, come amavo chiamarli sui siti internet adatti).
Grazie figliuolo, il primo passo è quello dell'ammissione.
Anche se a pensarci, il suono della frase: Salve, sono X e sono un filone infantile suona meno importante degli alcolisti anonimi seduti in circolo...
Lo confesso: quando sono davvero sicura che nessuno possa vedermi o sentirmi, guardo i filmoni romantici con i tedeschi. Hanno storie del tipo "gente che trova il vero amore in campagna dopo anni di vita sofisticata in città". Uno dei due è veterinario/insegnante/medico di campagna e l'altro/a un avvocato/fotografo/giornalista di grido. Chiaramente sono gli unici due under 70 del ridente paesino ed è amore a prima vista, se ne accorgono tutti tranne loro. Poi subentra una qualche complicazione, ma niente paura: Happy End!
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